Finalmente condannato 23enne di origine nigeriana responsabile di due rapine nel 2017

Nella mattinata di ieri, gli agenti della Polizia di Stato hanno tratto in arresto un 23enne di origine nigeriana nato a Parma, condannato con sentenza passata in giudicato alla pena di quattro anni e quattro mesi di reclusione, in quanto ritenuto responsabile, in concorso con altri 3 complici, di 2 rapine commesse in questo centro storico l’8 ed il 9 dicembre 2017 a danno di tre giovani vittime (una delle quali, all’epoca, ancora minorenne) 

La mattina del 9 dicembre 2017, presso gli Uffici della Squadra Mobile, veniva raccolta la denuncia da parte di un giovane che riferiva che la sera precedente, mentre era in compagnia di alcuni suoi amici, passeggiando in strada Cavour, aveva incrociato 4 suoi coetanei che, dopo averlo fermato con una scusa, lo avevano spinto contro il muro e gli avevano sfilato il portafogli dalla tasca. I quattro immediatamente si davano alla fuga, inseguiti dalla vittima e dai suoi amici, ma riuscivano a far perdere le proprie tracce e gli inseguitori potevano recuperare esclusivamente il portafogli svuotato del denaro presente, di cui i rapinatori si erano liberati nei pressi di piazza Duomo. Le vittime, nel descrivere gli aggressori, indicavano il nome di battesimo con cui uno dei quattro era stato chiamato dagli altri.

A distanza di poche ore da questa denuncia, presso i medesimi uffici si presentava un altro giovane. Egli riferiva che, poco dopo la mezzanotte, mentre percorreva a piedi in compagnia di due suoi amici una laterale di viale Mazzini, un gruppetto composto da tre loro coetanei lo aveva avvicinato e, prima ancora che potesse rendersi conto di cosa stesse succedendo, lo avevano aggredito e gli avevano sfilato il portafogli. I tre aggressori si davano subito alla fuga, inseguiti dalla vittima e dagli amici, che riuscivano a raggiungerli nei pressi di borgo Paggeria dove, tuttavia, avevano dovuto desistere, in quanto aggrediti ulteriormente da uno di questi che aveva estratto un manganello telescopico, brandendolo minacciosamente. Anche in questo caso, le vittime fornivano una buona descrizione dei rapinatori ma, soprattutto, riferivano di conoscere “di vista” uno di questi, indicandolo con un nomignolo molto simile al nome di battesimo attribuito dalle vittime della precedente rapina ad uno dei propri aggressori.

Le circostanze di tempo e di luogo dei due fatti, entrambi avvenuti nella tarda serata dell’8 dicembre in centro storico, la descrizione degli aggressori che corrispondeva in molti punti, il medesimo modus operandi dei rapinatori e, soprattutto, la ricorrenza del nome di battesimo di uno di questi, portava a ritenere che entrambi i fatti erano da imputare al medesimo gruppo.

Attraverso un’attenta ricerca fatta tra i profili Facebook collegabili al nome di battesimo indicato e contenenti dei post e delle informazioni compatibili con il soggetto ricercato, gli investigatori della Sezione Antirapine della Squadra Mobile giungevano ad individuare il profilo del 23enne di origini nigeriane ed il successivo riconoscimento dello stesso, attraverso una sua foto all’interno di album fotografico posto in visione alle vittime, che confermava come fosse proprio uno dei componenti del gruppo di rapinatori.

Il 23enne, già gravato da precedenti di polizia, veniva denunciato in stato di libertà per i reati di rapina pluriaggravata in concorso con un secondo complice, anch’esso identificato e, in sede processuale, dinanzi alle contestazioni mossegli ed agli elementi probatori prodotti a suo carico, decideva di accedere al rito alternativo, patteggiando una complessiva di 4 anni e 4 mesi di reclusione.   

All’epoca dei fatti, appena 19enne e frequentante un locale istituto tecnico, il giovane imperversava per il centro storico di Parma, in compagnia di altri suoi coetanei più volte controllati dalle forze di Polizia impegnate nei servizi di prevenzione dei reati predatori nella zona, mentre ieri, gli agenti della Sezione Antirapina che hanno proceduto al suo arresto lo hanno rintracciato sul luogo di lavoro e, dopo la redazione degli atti di rito a suo carico, lo hanno associato presso la locale casa Circondariale. 

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