In una fredda giornata di Marzo di quasi dieci anni fa, stavamo accompagnando le nostre famiglie a vedere, per la prima volta, la casa che avevamo comperato fuori Bardi, per realizzare il nostro progetto di un agriturismo vegano*.
Le strade, piene di neve, avevano rallentato il nostro viaggio dalla Brianza e la fame iniziava a farsi sentire. Prima di salire per l’ultimo tratto di tornanti, decidemmo di fermarci nell’ultima trattoria presente, dopo la quale si incontra solo il nulla in cui avevamo caparbiamente deciso di andare a vivere.
Era un locale in cui un gruppetto di forestieri, come noi, non passava inosservato.
“Si stanno sicuramente chiedendo chi siamo”, era il nostro pensiero. Invece, lo sapevano già. Prima che potessimo ordinare, un signore si alzò da un tavolo vicino e ci venne incontro, puntando l’indice con fare deciso: “Voi siete quelli che hanno preso la casa del Tonino.”
Perbacco, eravamo proprio noi. Non sapevamo se rispondere, né cosa. A ben pensarci, non ci aveva neppure fatto una domanda. Pareva piuttosto un’accusa. Il silenzio imbarazzato venne interrotto dalla sua presentazione perentoria: “Io, lì, sono il sindaco”; accompagnò la parola “sindaco” con un gesto teatrale, pollice e indice uniti a formare un cerchio rigido. Gli altri ospiti della trattoria si misero a sghignazzare, mentre continuavano a fissarci incuriositi. Ne seguirono le presentazioni tradizionali, con le strette di mano e quattro chiacchiere di rito. In seguito, “il Sindaco” divenne il nostro primo amico e ci introdusse nella vita del paese, accogliendoci sempre con un sorriso ed un bicchiere di bianco. Non impiegammo molto a capire che la carica istituzionale gli era stata attribuita in quanto unico abitante del borgo che avevamo scelto per il nostro progetto.
Al momento dell’ordinazione, il clima si era già alleggerito, tanto che mio padre, noto per la sua capacità di dire sempre una parola più del necessario, si lasciò scappare un provocatorio “eh, loro sono vegani”. Di nuovo il silenzio. “Eh, no, signori, ma qui non si può mica!” fu la risposta della cuoca, stupita e piena di compassione, cui seguì una lista di tutte le bontà gastronomiche, a base di ingredienti animali, che ci saremmo persi per colpa della nostra scelta.
Siamo ancora qui. Si può essere vegani nella Food Valley del prosciutto e del Parmigiano? Si può vivere con un agriturismo vegan nel mezzo delle battute di caccia al cinghiale? Voglio provare a raccontarvelo, tra episodi divertenti, amicizie che non ti aspetti, ricette rivisitate e pregiudizi scardinati.
Nel prossimo episodio di “Veg & the Valley”: Il ragù di San Francesco.
*vegan: una filosofia e uno stile di vita che cerchino di escludere, per quanto possibile e praticabile, tutte le forme di sfruttamento e crudeltà nei confronti degli animali a fini alimentari, di abbigliamento o per qualsiasi altro scopo; e, per estensione, che promuovano lo sviluppo e l’uso di alternative prive di animali a beneficio dell’uomo, degli animali e dell’ambiente. In termini dietetici, si intende la pratica di rinunciare a tutti i prodotti derivati, in tutto o in parte, da animali.
[Al link seguente potete leggere la seconda puntata:
[Veg & the Valley ep.1]-Questa non è una valle per vegani. O sì?