Buche di quasi mezzo metro nei campi appena lavorati su ettari di terreno, il lavoro di giorni da rifare completamente spendendo tante ore lavoro e nuovamente soldi per nafta e semenze.
Una situazione insostenibile per gli agricoltori di montagna che vogliono gettare la spugna.
Da qui nasce la preoccupazione del Sindaco di Bore Fausto Ralli.
Sindaco di un comune di poco più di 800 anime ad 832 metri sul mare in provincia di Parma, Ralli è un appassionato difensore dei territori montani, ma è anche un sindaco che cerca soluzioni, a volte nuove, a problemi vecchi. Un esempio è quello di essere riuscito a riaprire la materna statale accogliendo famiglie di profughi con bambini piccoli.
“Se a Parma Bologna Roma vogliono far sì che la montagna diventi territorio di: frane boschi lupi e cinghiali ce lo dicano!!!!!!” Questa è la dura affermazione del sindaco del comune di Bore.
Un’affermazione che nasce dalla minaccia di abbandono dei pochi agricoltori rimasti sul territorio a causa della massiccia presenza di animali selvatici, primi tra tutti i cinghiali, che continuano a distruggere le coltivazioni.
Il sindaco durante l’intervista continua a ribadire che il numero di caprioli, cinghiali, istrici, tassi, lupi, ecc. e ormai insopportabile per l’estensione del suo territorio comunale.
“...nessun problema la presenza degli animali, se la quantità di questi animali selvatici è tale da poter conviverci in questi territori…. e rispettare prima di tutto chi ci vive, chi ci lavora…”.
Queste le parole del sindaco per far capire, che le sue non sono posizioni contro la fauna selvatica, ma a favore della ricerca di un giusto equilibrio.
La sua impressione è che qualcuno dall’alto abbia deciso di fare un esperimento naturalistico sui territori Montani senza parlarne con chi ci vive.
“Se l’esperimento c’è ditecelo, magari ci può andare anche bene, se vi sono dei meccanismi di compensazione per quei pochi che in montagna continuano a volerci vivere.”
L’intervista termina con alcune amare considerazioni su una probabile ulteriore presa in giro per gli agricoltori di montagna: la soluzione prospettata.
Quella di chiedere agli agricoltori di recintare i terreni, ettari ed ettari di terreno, recinzioni il cui costo di costruzione e manutenzione sarebbe maggiore dei ricavi di decine di anni di produzione agricola.
Insomma chi di dovere come soluzione suggerisce di mettere in gabbia gli agricoltori piuttosto che contenere gli animali dannosi.