Nuova Parrocchia “Santa Maria Assunta” Fornovo, Oriano, Piantonia, Ramiola, Respiccio, Riccò-Vízzola, Rubbiano
NATALE 2017
Facendosi bambino piccolo, Gesù vi grida:
“Abbiate fiducia, familiarità, non abbiate paura di me, prendetemi in braccio, non temete, non siate timidi davanti a un piccolo bimbo che vi sorride e vi tende le braccia”.
È il vostro Dio, ma è pieno di tenerezza, tutto amore, tutta fiducia.
(Petite Soeur Magdeleine)
Don Mario, Don Emmanuel, Don Massimo, insieme con il Consiglio Pastorale augurano ai fedeli di tutte e sette Ie parrocchie di Santa Maria Assunta buone Feste e buon Anno nuovo.
“La pace sia in ogni cuore.
I cuori si incontrino nella pace.
Ponti.
A che pont sèmma ? A che punto siamo?
Punto, nel nostro dialetto, si dice “pont”.
Ma in dialetto, “pont” vuol dire anche “ponte”, non solo “punto”. Perciò possiamo chiederci non solo “a che punto siamo”, ma anche “a
che ponte siamo?”.
I ponti nella nostra Nuova Parrocchia sono tanti: quello principale è sul Taro (Fornovo-Rarniola) con il suo parallelo ferroviario (linea
Fornovo-Fidenza); poi sul Ceno (Ramiola- Rubbiano), sullo Sporzana (Fornovo-Salita), sul Rio Riccò (Filani-Riccò centro). Un altro
ponte, stretto, è sul Taro (Citerna-Oriano); sullo Sporzana, un ponte unisce Respiccio alla Costla.
I ponti hanno sempre fatto da collegamento ha sponde opposte, su corsi d’acqua che in certi periodi di piena potevano essere invalicabili.
A fine Ottocento, il Taro non aveva ponti (il vecchio ponte romano era crollato da tempo) e c’erano uomini alti e pratici che svolgevano il
servizio di trasporto a spalla di persone singole.
Uomini-ponte. Traghettatori.
A che ponte, a che punto, siamo oggi nella nostra Nuova Parrocchia? Siamo riusciti a collegarci, almeno un po’, tra le sette
parrocchie che la compongono?
Dal punto di vista delle decisioni “a tavolino”, possiamo dire di sì, lo ha constatato. e anche il Vescovo nella Visita pastorale, prima di
Pasqua.
Abbiamo potuto impostare molte cos in modo largo e tenendo conto di tutte le sette comunità.
Ma certamente l’abitudine a vivere in un determinato posto, con quella chiesa, quei volti che si incontrano quotidianamente,
quelle tradizioni che richiamano ogni anno in modo caratteristico … tutto questo è più “umano”, aiuta a vivere relazioni semplici,
assaporate nella calma degli sguardi, delle parole dette e non dette, dei sorrisi, delle strette di mano, dei piccoli litigi, del lavorare
gomito a gomito per pulire la chiesa, del cantare e pregare insieme …
Piccolo è bello.
Ma oggi la vita ci chiama a relazioni allargate, non solo il paese vicino, ma il mondo intero, villaggio globale.
Paolo trova Ingrid in America, dove si è recato per uno stage di lavoro: e si sposano a Fornovo, ma abitano in Germania. Giuseppe,
che gira il mondo per sistemare ovunque i macchinari della sua ditta, sposa la sua Clea, italiana di origini albanesi, e non abita più a
Fornovo dove è vissuto da ragazzo: torna nella frazione originaria dei suoi, sul Boccolo.
Giulia, cresciuta all’ombra del campanile di Fornovo, e Marcello cresciuto all’ombra di quello di Solignano, si sposano e vanno
all’ombra del campanile di Collecchio, nuova casa.
Diego sorride durante il battesimo a Fornovo: il papà viene dalla Campania, la mamma dal Veneto; con lui, è battezzata Nicole, papà meridionale, mamma centroamericana …
Sono solo alcune delle storie più recenti, che mostrano il volto ormai cosmopolita dei nostri paesi.
Per non parlare dei residenti ghanesi, rumeni, tunisini, ucraini, albanesi, marocchini… che ormai entrano nelle vecchie case del centro o della periferia di Fornovo, dove i vecchi abitanti sono morti o ricoverati in case protette e nessun altro “indigeno” prende il
loro posto.
E tanti bambini nati in famiglie straniere, frequentano le nostre scuole e imparano perfettamente l’italiano-parmigiano, crescendo immersi nel nostro mondo attuale.
E possono crescere amici dei bambini di famiglie “nostrane”.
La comunità di fede cristiana cattolica, sempre viva e presente, deve fare i conti con queste novità e restare fedele alla sua missione: far
conoscere Gesù Cristo, annunciare l’amore di Dio a tutti, accogliere tutti e invitare a formare una comunità fraterna.
Compito che non è mai stato facile, ma oggi ci appare assai arduo.
Eppure, il cammino è tracciato, e non è impossibile: il Signore ci chiama ad essere ” uomini-ponte”, traghettatori, disponibili a
unire le sponde.
Ognuno nel proprio piccolo.
Con il compagno di banco o di giochi.
Con i vicini di casa. Con i vicini di quartiere. Con i vicini di paese.
Teniamo viva la domanda: A che punto sono io nell’essere un ponte?
Maria, la Madre di Gesù e nostra, ci prenda per mano e ci aiuti a imitare il suo Figlio, che in croce si è fatto ponte perenne tra cielo e
terra”.