Essendo un abitante dell’Appennino aveva la consapevolezza della pericolosità della strada nei freddi giorni d’inverno, Simone Filiberti quando stava percorrendo la strada che lo conduceva da Foppiano, nel comune di Bedonia, verso Parma dove lo aspettavano le lezioni universitarie.
Stava andando ai solo a 20 Km/h. Questo è quello che afferma la consulente tecnica che coordina le indagini sul tragico incidente avvenuto nel 2019.
In quel tragico giorno del 2019 quando la sua auto è caduta nelle acque gelide del fiume Taro ad una altezza di 11 metri, nonostante la bassa velocità le ringhiere non hanno retto all’impatto.
A distanza di tre anni dal tragico giorno, la procura della Repubblica di Parma coordinata dal Pm Emanuela Podda, ha chiesto il rinvio a giudizio per quattro dipendenti della provincia di Parma, due dei quali sono già in pensione.
Due le cose che gli vengono contestate: La mancata manutenzione della cunetta di scolo e la debolezza della barriera di protezione, una ringhiera risalente alla prima guerra mondiale.
I genitori di Simone nel frattempo hanno dichiarato di volersi costituire parte civile al processo.
E’ stato un tragico e triste evento che ci deve spingere a fare alcune riflessioni. Giuliano Capece presente in questo servizio ha voluto fare alcune considerazione.
Questa considerazione si lega alla domanda: Quanti sono i ponti e le strade nel nostro Appennino, ma non solo, che sono in queste condizioni??
Considerando quindi che ci sono molte strade e ponti che avrebbero bisogno di manutenzione, per quale motivo si fa richiesta di decine e decine di milioni di euro per costruire, ad esempio un’altra via Emilia parallela all’altra, al posto di puntare ad avere un grosso piano di sviluppo e sicurezza sulle strade e suoi ponti nel nostro territorio.
Il servizio si trova al minuto 4.08″ del Tg andato in onda Martedì 22 Novembre
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