“In un immobile scroscio di cascata
cielo e terra si congiungono.”
È con questa frase di Octavio Paz che mi sento di aprire questo nuovo racconto, questo nuovo viaggio.
Il posto che andremo a scoprire oggi è un piccolo scorcio nascosto, ma prima di arrivarci, partiamo dal suo inizio.
Uno degli affluenti del torrente Ceno è il più breve torrente Lecca, che nasce in una faggeta a 1500 metri sulla cima della Rocca Cravina.
Dovete sapere che, questo ruscello, grazie alla purezza delle sue acque si classifica come uno dei torrenti di maggior pregio naturalistico e ha l’onore di ospitare un ceppo autoctono di trote Fario e il gambero di fiume europeo, oltre a diversi anfibi come il Tritone alpestre, la Salamandra pezzata e la Salamandrina dagli occhiali.
È quindi dalla vetta della Rocca Cravina che inizia il suo percorso; in principio bagna le terre nelle località di Liveglia e Frassineto per poi giungere fino a Santa Giustina, una frazione di Bardi.
Noi, a questa località, ci arriviamo in auto e, seguendo il bivio per Roncole, ci fermiamo poco prima del ponte che attraversa il Lecca.
A lato della strada troviamo un sentierino che si immerge nel bosco, e viene subito indicato il posto che vogliamo raggiungere.
L’itinerario è facilmente percorribile e obbliga a risalire il torrente nel suo letto, per questo motivo, nei periodi in cui le piogge si fanno abbondanti sarà più difficoltoso percorrerlo e bisognerà porre più attenzione.
Ci vogliono pochi minuti, poi iniziamo a sentire il suono dell’acqua che si tuffa nel torrente e, dopo altri pochi passi, rimaniamo incantanti dalla maestosità di questa cascata che, con un salto di 20 metri, si presenta come un’opera d’arte in movimento.
Proseguiamo fino a trovarci di fronte a questa rapida e, rimanendo sulla riva, ci raggiungono le piccole gocce d’acqua disperse nell’aria dalla potenza del salto.
L’acqua è fresca anche in estate ed essendo riparato da rocce e alberi, il sole non riesce a penetrate abbastanza da scaldare la zona.
Questa cascata è uno dei Geositi dell’Emilia Romagna denominato “Le rapide del Lecca”.
Con il termine “Geositi” si vogliono indicare beni naturali non rinnovabili di elevato pregio scientifico e ambientale del patrimonio paesaggistico.
Spesso questi beni geologici e geomorfologici testimoniano i processi che hanno formato e modellato il nostro pianeta fornendo un contributo indispensabile alla comprensione della storia geologica di una regione o di un territorio.
Questo piccolo gioiello delle nostre valli ci ricorda quanto, questi luoghi, siano ricchi, non solo di storia, ma anche di patrimoni ambientali e geologici di cui, spesso, non si è a conoscenza, ma che sarebbe importante valorizzare, ricordare, conservare e proteggere.