Facciamo un salto nella storia di Gravago, frazione del comune di Bardi, e dei suoi dintorni.
I primi documenti medievali riguardanti l’Italia settentrionale longobarda risalgono al settimo secolo: nello specifico, riguardanti tre concessioni dei re per il monastero di Bobbio e la risoluzione di una disputa tra Parma e Piacenza sui confini.
Nell’ottobre del 674 re Pertarito pose definitivamente fine alla questione, basandosi sulla testimonianza di persone anziane e pastori del luogo. Nei boschi del circondario era difficile orientarsi per chiunque, tranne coloro che vi guidavano mandrie di porci alla ricerca di ghiande e faggiole; ossia, le persone che costituirono la fonte primaria di testimonianze. Nello stabilimento dei confini si fece uso di elementi del paesaggio, come alberi e corsi d’acqua, ma anche fabbricazioni umane.
Ci sono documentazioni sul territorio anche nel secolo successivo, di cui cinque scritti a Varsi, tre a Vianino, uno a Tolarolo, principalmente tratti di transazioni economiche e atti processuali. Tra questi il più importante è quello datato 22 marzo 744 in favore del vescovo di Piacenza, che confermò la donazione del monastero di San Michele in Gravago. È la prima fonte documentaria in cui viene esplicitamente menzionata la località di Gravago.