Il coronavirus non uccide solo gli ultraottantenni .
E’ ancora fresca la ferita del trentasettenne di Varano Marchese, giovane, sportivo, in piena forma, attivo e positivo, ma tante altre ferite sono state inflitte al nostro territorio a causa del corona virus .
Due giorni fa, l’ 11 gennaio, anche un 58enne di Fornovo ha perso la vita.
Roberto Parisi, classe 1962, dopo aver combattuto per diversi anni contro la malattia ed aver subito una delicatissima operazione chirurgica, se n’è andato per colpa di questo microscopico virus.
Roberto era, ma preferisco dire è, mio cugino. Uno dei motori propulsivi dei momenti di incontro familiari. Allegro, spensierato, amante della compagnia e dello star bene insieme.
La famiglia di Roberto è arrivata a Fornovo negli anni 1970 ed anche la mia lo ha seguito poco dopo.
Il papà dopo aver fatto il Carabiniere è stato vigile sanitario all’USL di Fornovo. La mamma ha fatto per molti anni la cuoca a Villa Santa Maria sotto gli ordini del compianto monsignor Giuseppe Malpeli.
L’ultima volta che l’ho visto è stato pochi giorni dopo la mia dimissione dal centro grandi ustionati, nell’agosto scorso.
Nonostante non fosse nemmeno lui in formissima, ha voluto venirmi a salutare. Abbiamo parlato di anestesia, degli effetti che ha dopo gli interventi operatori, visto che purtroppo tutte e due ne abbiamo dovuto usufruire tante/troppe volte.
Nonostante l’argomento non fosse dei più allegri siamo riusciti a scherzarci su e a passare serenamente due ore in compagnia. LA sua visita mi ha fatto un’enorme piacere, non me ne vogliano gli altri ma è stata per me la più gradita, così gradita che ne ho parlato con tutti per giorni.
Alcune settimane fa mi era giunta notizia che aveva contratto il coronavirus. Massima la preoccupazione a causa dei problemi che ha avuto in precedenza e per le cure che stava ancora facendo, ma c’eravamo rassicurati perché il decorso sembrava procedesse bene. Per diversi giorni è stato al Barbieri e questo lasciava ben sperare. Poi, circa una settimana fa, l’aggravamento ed il trasferimento in rianimazione.
Ho sperato fino all’ultimo minuto che potesse uscirne, ma purtroppo alle 12,18 di lunedì scorso, mi è arrivata la notizia che non avrei voluto avere.
Ha passato momenti anche molto più difficili e se l’è sempre cavata ma, questa volta no.
Per me è stato un grande dolore e mi rimane un immenso rimpianto, quello non aver potuto restituire quella visita che mi ha fatto in agosto e che per me è stata davvero molto molto importante. Mi sono sentito un pessimo cristiano, incapace di amare a sufficienza.
Il Paro, così lo chiamavano gli amici ed anche noi in famiglia, ha trascorso buona parte della sua vita a Fornovo, dove ha fatto le scuole elementari e medie, e dove ha creato i rapporti amicali più importanti. La sua “compagnia” di gioventù ha cercato di essere al suo fianco il più possibile ed anche loro sono profondamente rattristati per la sua scomparsa.
Roberto lascia un grande vuoto in chi lo ha conosciuto e devo dire che in questi giorni ho riflettuto molto su quelli che dicono che il coronavirus colpisce prevalentemente anziani e persone con malattie pregresse. Voglio dire a tutti loro che anche chi ha malattie pregresse avrebbe voluto restare a fianco ai suoi cari specie, se, come nel caso del Paro, ancora giovani e bisognosi del loro affetto; ma soprattutto voglio dirgli che per chi gli ha voluto bene, il fatto che avesse patologie pregresse non allevierà dolore. Come non lo allevierebbe a voi se a morire un vostro caro.
Ho una speranza, che oggi Roberto si trovi lassù, in Paradiso, assieme a sua Mamma Rosa, a suo papà Vito, a sua sorella Annamaria ed anche a mio papà Saverio che aveva tanto in comune con lui: la stessa voglia di stare in compagnia, di scherzare un po’ su tutto per sdrammatizzare le difficoltà della vita. Forse anche per questo tra di loro c’era un certo feeling. Spero che lassù possano tornare a ridere e scherzare come facevano una volta nelle feste di famiglia
e magari, ogni tanto, dare un occhio a quello che sta succedendo quaggiù ,
e mandarci qualche segno che ci sono ancora
e sono al nostro fianco, per affrontare, con noi, le nostre difficoltà e le nostre sofferenze ,
dandoci la certezza che le sofferenze terrene hanno un senso.
Roberto lascia i giovani figli Marco e Lorenzo, la moglie Paola e la sorella Pia tutti distrutti dal dolore.
Una abbraccio a tutti loro ma soprattutto a mia cugina Pia che abita in Lombardia e che spero possa venire a salutare suo fratello, nonostante le limitazioni che il virus ci impone. So che non li potrò abbracciare ma spero sentano il mio abbraccio virtuale, e spero che esso li possa aiutare a sopportare la sofferenza, ma soprattutto li possa aiutare a darle un senso.
Questa sera alle 20.30 mercoledì 13 gennaio, il S. Rosario nella pieve di Fornovo. Domani alle 11.00 le esequie funebri.