Dopo una tormentata vita, tra inondazioni, bufere di vento e per ultimo un incendio, sembrava finita l’odissea della discarica di Monte Ardone di Fornovo Taro, prima di essere mummificata in un eterno Post-mortem.
Ma a seguito dell’incendio del 19 maggio 2007, con il cambiamento della tipologia dei rifiuti smaltiti, ossia da rifiuti solidi urbani, infiammabili, a rifiuti solidi speciali, ne è derivato un diverso calcolo del peso volumetrico.
In pratica per completare i 300 mila metri cubi di rifiuti autorizzati a suo tempo dalla Provincia, occorrerebbe conferire ancora circa quasi un terzo del volume mancante, stimati in circa 90 mila metri cubi.
La discarica è attualmente ferma, in attesa di decidere su un ennesimo screening chiesto dell’attuale gestore alla Regione. Secondo la Palladio Team Fornovo Srl, non si sarebbe raggiunta la quota stabilita in termini, non di peso, ma di volume.
Ripristinerebbe così la delicata collinetta di Neviano dei Rossi con altri rifiuti, riportando la collina a come era originariamente nel 1996.
Delle tante prescrizioni tecniche richieste, alcune sono state superate, e la paura dei NO ad un parere favorevole aumenta, dai comitati contro, al consorzio del prosciutto, Legambiente, i Comuni limitrofi di Calestano, Collecchio, Felino, Sala Baganza e Terenzo, allo stesso Consiglio Comunale di Fornovo che all’unanimità ha votato contro a questo “atipico ampliamento” il 10 marzo dello scorso anno, con la mozione presentata da Silvia Iasoni capogruppo di minoranza di “Fornovo Insieme”.
Ora la minoranza chiede al primo cittadino di Fornovo quale posizione intende adottare per tenere fede alla comune mozione contro l’ampliamento-completamento, e quali iniziative adotteràin termini di sicurezza nel caso verràdato parere favorevole.
A giorni la conferenza dei servizi darà il suo verdetto tecnico definitivo, alla richiesta del gestore, con la VIA Valutazione di Impatto Ambientale, e le dovute prescrizioni, sui molteplici punti in questione, come la quantità di rifiuti solidi richiesti da conferire per completare il “sarcofaco”, all’integrità del telone di protezione alla base della discarica e alla sua tenuta, per i possibili danni subiti a seguito dell’incendio di undici anni fa, alle precarie condizioni in cui si trova la strada Comunale di accesso alla discarica a seguito del passaggio di centinaia di camion a pieno carico, alla stabilità dei pendii, ad una sottovalutata pericolosità di una faglia proprio sotto alla stessa discarica in caso di un forte terremoto, nonché alla verifica se esiste una falda acquifera all’interna della discarica, all’approfondimento sulle analisi di laboratorio del percolato per eccessive presenza di mercurio riscontrate occasionalmente nei rifiuti conferiti, e non per ultimo le condizioni da porre al gestore sul post-mortem della discarica, ed altre non certamente di minore importanza.
A questa decisione finale di ampliamento-completamento, che è data dagli addetti ai lavori quasi certa, diventa difficile opporsi politicamente e contraddire le proprie istituzioni, se non affrontando una paladina sfida legale con il gestore, con le conseguenze politiche ed economiche a cui è difficile prevederne lo sviluppo e le conseguenze.