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Al volante come uno schiavo: fermato camionista ubriaco

 [FONTE Ufficio Stampa Unione Pedemontana, il pezzo sarà anche in onda questa sera alle 8 sul 88]

Bloccato a Collecchio in stato di ebbrezza e senza disco inserito nel cronotachigrafo. Ma dai controlli sono emerse condizioni di lavoro inumane

Dura Lex, sed Lex”, la legge è dura ma è legge. E a scanso di equivoci, per il protagonista di questa storia, un camionista rumeno fermato dagli agenti del Nucleo autotrasporti della Polizia Pedemontana che ne hanno constatato lo stato di ebbrezza, non possono esserci scusanti. Così come non possono esserci giustificazioni sul fatto che circolasse senza aver inserito il disco nel cronotachigrafo, nascondendo così le ore passate al volante e la velocità del mezzo.

Ma se è vero che in ogni storia che si rispetti c’è sempre un “però”, dal punto di vista umano forse non è un caso che l’uomo, 48 primavere sulle spalle, abbia deciso di alzare il gomito.

La notizia di cronaca nuda e cruda racconta che nei giorni scorsi, poco dopo l’ora di pranzo, l’autista stava circolando a bordo della sua motrice in via Giardinetto a Collecchio, strada chiusa al traffico pesante. Una pattuglia della Polizia Locale lo ha notato, raggiunto e fermato. Fin dalla rituale richiesta dei documenti, gli agenti hanno avvertito la puzza di alcol, così hanno deciso di sottoporre il camionista all’alcol test che ha restituito un tasso pari a 2,16 grammi per litro, quando per un professionista del volante dovrebbe essere zero. Un valore oltre il limite di 1,5, superato il quale scatta la revoca della patente. E poi l’uomo non aveva inserito nemmeno il disco nel cronotachigrafo, giustificandosi che stava semplicemente gironzolando senza essere in servizio, dopo aver scaricato un carico di pomodori. Alla fine per lui è scattata la guida in stato di ebrezza, con ritiro della patente e 890 euro di multa, divieto di transito compreso.

Se però si guarda oltre la cronaca, controllando i suoi documenti gli agenti sono rimasti stupiti di come l’autista fosse costretto a lavorare in condizioni disumane e per pochi spiccioli. E qui inizia un’altra storia, dalla trama inquietante e non certo isolata. L’uomo è stato assunto il 26 luglio scorso da una sorta di “agenzia interinale” con sede in Romania che si occupa di trovare autisti a chiamata per le aziende che ne hanno necessità. Agenzia intestata a un cittadino italianissimo, tant’è che lo stesso giorno il 48 enne viene spedito in Italia con un contratto di tre mesi a lavorare per conto di un’azienda di Caltanissetta che, a sua volta, opera in subappalto per un’altra società di logistica che si è aggiudicata il contratto per il trasporto del nostro oro rosso. E in questa storia opaca, brilla soltanto quello, perché in troppi ci devono guadagnare e il camionista “schiavo” è costretto a vivere e a passare le notti sul mezzo per tre lunghi mesi. Un senza fissa dimora a tempo determinato, come il suo contratto, perché una casa, in Romania, lui ce l’ha.

Il sistema aberrante di agenzie “off shore”, subappalti e sfruttamento, sempre più diffuso, è regolare. Ma anche in questo caso, legge o non legge, da l punto di vista etico e umano non ci possono essere scusanti.

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