A Fornovo Taro, la giornata della memoria sarà celebrata all’Istituto Gadda il 30 gennaio alle ore 11, in due momenti.
Video della Memoria Flli Fano e ebrei Varsi TG Rta Video Taro del 27-1-2017
Il primo con “L’Ombra del Silenzio”, una rappresentazione teatrale del gruppo Panta Rei di Vicenza, e a seguire i ricordi di Lina Labadini, di quando aveva 8 anni, e il paese di Varsi tra il 1943 e 1944 nascose e salvò “i 12 ebrei” dalla sicura fucilazione.
Per questo, il 30 novembre scorso Francesco Labadini, padre di Lina, Severino, Celestina e Maria Cordani, Ubaldo Magistrali e Guido Croci di Valmozzola hanno ricevuto lo Yad Vashem il titolo perenne di “giusto tra le nazioni”.
Da qualche anno al blocco 21 di Auschwitz, è stato tolto il memoriale del nostro paese a ricordo di uomini, donne e bambini ebrei deportati dall’Italia italiani e sterminati nei lager nazisti.
Bambini. Bambini come i tre fratelli Liliana di 10 anni, Luciano 12 anni e Roberto Fano di 2 anni di Riccò, a cui il Comune di Fornovo ha intitolato la scuola Elementare frazionale e al Circolo Guatelli una raccolta itinerante per scuole e istituzioni, sono a testimoniare la tragica vicenda della famiglia.
Fratelli Fano storia da pagina 74
I tre fratelli Fano erano nati a Pellegrino Parmense, e si trasferirono a Riccò nel ’39 in quanto il padre farmacista conduceva la Farmacia del paese. L’8 dicembre 1942 furono arrestati. La madre ed i figli furono condotti nei campi di concentramento di Monticelli, poi Fossoli ed infine ad Auschwitz dove furono uccisi il 10 aprile 1944. Il padre fu portato nel campo di concentramento di Scipione a Salsomaggiore, e poi ad Auschwitz.
Il Memoriale Italiano al blocco 21, incentrato sullo scontro ideologico tra fascismo e partigiani comunisti e non direttamente alla questione “Shoah Italiana”, è stato smantellato e portato in Toscana, in quanto non più in linea con gli indirizzi didattici della nuova Polonia post Solidarnosc e dalla caduta del muro di Berlino.
L’opera creata sotto la regia di Nelo Risi, sul racconto di Primo Levi “se questo è un uomo”, venne inaugurata il 13 aprile del 1980. Un percorso di 80 metri dove risuonava “Ricorda cosa ti hanno fatto in Auschwitz”, composto da Luigi Nono nel 1966. Le spirali in tessuto erano state affrescate dall’interno dal siciliano Pupino Samonà.
Tra i più aggiornati padiglioni, come al Block 18 c’è quello della deportazione degli ebrei Ungheresi inaugurato nel 1965, rifatto nel 1980, poi ricostruita ex-novo nel 2004. Una paese quello Ungherese che dopo oltre 70 anni dall’olocausto, se pur per motivi apparentemente opposti, ma da considerarsi sostanzialmente simili, eregge in una apparente indifferenza, nuovo filo spinato.