BRAVI
Da un po’ di tempo sto osservando cosa stanno facendo quelli del Consorzio Lovetaroeceno. Fino a poco tempo fa non nè capivo gli obiettivi, non nè vedevo uno sbocco economico, non capivo come trasformare la partecipazione e l’interesse in business.
Ebbene oggi che ho visto il nuovo sito, ho capito che ha un futuro, che è un buona idea e che può creare buone opportunità per il territorio se riesce ad espandersi.
L’obiettivo comune del progetto deve essere (e mi sembra che sia) mettere in rete tutte le risorse, con un obiettivo comune e condiviso quello di tenere sul territorio le NOSTRE risorse umane ed economiche anzi farne venire da fuori.
Le difficoltà saranno tante ma, credendoci, includendo ed amalgamando tutte le risorse ce la posiamo fare. No ai localismi, no agli interessi di gruppo, di corporazione o di partito, no ai campanilismi. L’unico interesse deve essere l’interesse COMUNE delle valli del Ceno e del Taro tutte insieme.
UNITI SI VINCE
Dobbiamo avere la consapevolezza che in questo periodo il piccolo non porta da nessuna parte.
Come territorio abbiamo bisogno di risposte nuove e diverse dal solito. Dobbiamo essere uniti da Fornovo a Santa Maria del Taro da Ramiola a Santa Giustina. Perchè abbiamo problemi comuni (che sono diversi da quelli di Parma, Fidenza, Collecchio, ecc.) e ci servono soluzioni comuni ( che devono essere diverse da quelle di Parma, Fidenza, Collechio ecc). Solo così riusciremo a raggiungere il nostri obiettivo. I nostri amministratori e tutti noi dobbiamo imparare che è meglio prendere un milione tutti insieme che 100 euro ognuno dei 16 comuni.
La strada secondo me èl’a unione di tutto il territorio della vecchia comunità montana per avere le dimensioni abbastanza grandi per chiedere servizi e progetti ma abbastanza piccole per crearci servizi e progetti specifici per il nostro territorio … magari esportabili in territorio simili
UN ESEMPIO POSITIVO
Un altra grande battaglia deve essere quella di studiare le esigenze del nostro territorio per avere idee e realizzare progetti fatti su misura. Per anni come montanari, il nostro senso di inferiorità ci ha spinto a portare qua progetti fatti e studiati in città, che non hanno funzionato!
Un esempio di come vanno fatte le cose a mio pare e il progetto GIOVANI AL CENTRO che è nato da questa idea di base. Un progetto nato intelligentemente dal territorio per il territorio, che mette davanti l’interesse comune al guadagno economico ed al profitto.
Questo progetto nasce nei primi anni del 2000 quando la legge Turco (legge 285) finanziava progetti per fare attività con i giovani. Prima di questo la Comunità Montana aveva finanziato un altro progetto che per noi è stato un stimolo a fare le cose diversamente. Questo primo progetto coinvolgeva professoroni di non so quale università (che come è ovvio vivono in montagna e conoscono bene le nostre esigenze ah!ah! Ah!) e consisteva in un corso di formazione per i giovani. Un corso costosissimo (più di 100 mila euro), destinato a pochi giovani che hanno anche faticato a trovare (per farli partecipare, il progetto prevedeva di regalargli un computer portatile ad ognuno)… un corso che è nato è morto in un anno.
Insomma il meccanismo era: per i nostri amministratori prendi i soldi e spendili e per chi faceva il progetto prendi i soldi e scappa .
Non bisognava: costruire qualcosa, creare il futuro, dare speranze ai giovani, fagli capire che sono in un territorio meraviglioso, farli diventare gli adulti responsabili e vogliosi di migliorare il NOSTRO mondo di domani.
Così ci siamo chiesti: cosa possiamo fare per far partecipare tanti giovani? per farli crescere forti e capaci di affrontare le difficoltà della vita? per farli essere orgogliosi di dove vivono? per farli diventare il futuro del loro territorio? Ma soprattutto come possiamo spendere poco e coinvolgere centinaia di ragazzi ogni anno? Così è nato il progetto GIOVANI AL CENTRO.
Un progetto che: parte dal basso, da un analisi delle criticità e delle opportunità del territorio, che mette in rete enti persone, che cerca di sfruttare le opportunità e di inattivare le criticità, che unisce tutti i 16 comuni mettendo in sinergia i loro punti di forza, attraverso un progetto strategico che pensa al domani e non all’oggi, che pensa ai tanti e non ai pochi.
Insomma mi sembra che la nostra filosofia di allora è quella di lovetaroeceno di oggi.
La cosa bella è che il progetto esiste anch’ora. I nostri politici continuano ad investirci nonostante i fondi della 285 non ci siano più e le risorse dei nostri comuni siano davvero esigue. Anche questo è un segnale di speranza: politici che sostengo un progetto non per inserire l’amico o per spendere dei soldi, ma perché lo ritengono una risorsa per territorio, anche se l’idea non è venuta da uno che gli è simpatico. Anche i politici le cose le capisco e le sostengono se si lavora con passione più per il territorio che per sfruttarlo. EVVIVA
UN ESEMPIO NEGATIVO
Quindi un futuro migliore è possibile ma vanno affrontate tante difficoltà, anche difficoltà che ci sembrano insormontabili…. come cambiare le leggi perché sono loro che ci hanno ucciso.
In Italia le leggi le fanno persone che non vivono in montagna, spesso sull’onda emotiva di un caso montato dalla stampa o di esigenze economiche. In questo meccanismo le peculiarità dei territorio marginali non vengono rappresentate da nessuno e quindi si fanno leggi non contro essi ma che li danneggiano senza consapevolezza (speriamo).
Come dice Carlo Nordio procuratore della repubblica di Venezia “il problema del paese sono le leggi: molteplici, confuse e contraddittorie” ed io aggiungerei “che tutelano gli interessi di chi sta meglio.” In questo quadro le leggi agevolano la corruzione e/o bloccano il paese. Ma se il paese lo hanno bloccato la montagna l’ hanno uccisa.
Un esempio per tutti? L’allevamento dei bovini da latte. Le norme per ridurre il numero di aziende che producevano il latte e quelle su benessere animale (forse fatte per creare posti di lavori inutili per i controllori laureati e per far lavorare aziende metalmeccaniche) hanno:
- aumentato i costi in burocrazie ed in investimenti che non aumentavano il valore del prodotto
- fatto esplodere la paura /consapevolezza di non essere mai completamente a posto con le norme.
- reso chiaro che si poteva operare solo con stalle da centinaia di capi
Ma in montagna dove le mettiamo stalle così grosse?
Questo ha:
- portato alla chiusura di centinaia di stalle che davano il miglior latte per fare il Parmigiano Reggiano (quello di montagna).
- bloccato l’indotto portando all’ abbandono dei territorio perché non c’era più interesse a coltiv
are fieno e grano (a chi lo vendo?), - portato alla chiusura dei Consorzi Agrari, dei negozi di supporto alla attività agricola, di meccanici, assicurazioni, mediatori, venditori di attrezzi,
- portato alla migrazione verso Parma di migliaia di persone, che vivevano in montagna lavorando in pianura, che tornavano alla sera SOLO per continuare a coltivare i campi del NONNO E DEL PADRE perché potevano arrotondare lo stipendio vendendo il fieno alla PICCOLA stalla del vicino
COSA DOBBIAMO E NON DOBBIAMO FARE
I nostri nemici sono
- la burocrazia
- le dimensioni troppo piccole
- le dimensioni troppo grandi
- leggi fatte pensando solo a territori diversi dai nostri (es. piscine in motagna vs piscine in città)
- il campanilismo
- gli interessi di potere
Dobbiamo
- avere ed indicare una direzione chiara e comprensibile attraverso una narrazione comune
- mettere davanti l’interesse di tutti al nostro, avendo la consapevolezza che questo aumenterà il nostro profitto
- fare sinergia tra paesi, persone e comunità
- far fare i lavori e svolgere i servizi a società che hanno sede nei nostri territori (da Fornovo a Santa Maria del Taro, da Ramiola a Santa Giustina) o in altri territori di montagna, comprendendone le difficoltà iniziali e sostenendoli, ma chiedendogli eccellenza, efficienza e costante attenzione al miglioramento dei loro prodotti e servizi
- formare e dare fiducia ai giovani
- non voler imporre le nostre idee ma riuscire ad amalgamare le idee di tanti per avere qualcosa di migliore
- avere tante individualità che vanno tutte nella stessa direzione
- fare progetti fatti per il nostro territorio, per i suoi abitanti e dai suoi abitanti
- far sentire chi viene nelle nostre valli come se fosse a casa sua, anzi meglio (sorriso e serenità)
- dire no agli interessi locali se non funzionali a tutto il territorio
- dire no agli interessi di partito se non funzionali a tutto il territorio
- costruire un’ unione di tutto il territorio della vecchia comunità montana, per avere le dimensione abbastanza grandi per chiedere servizi, ma abbastanza piccole da crearci risposte e progetti specifici per il nostro territorio … magari esportabili in territorio simili
FORZA E CORAGGIO OGGI SONO FIDUCIOSO!!! CE LA POSSIAMO FARE!!!
Giuliano Capece