Creare lavoro in montagna PUO’ ESSERE una sfida vinta, nonostante Brussel, Roma e Bologna.

In appennino, ci sono segnali di speranza. A 1000 metri sul livello de mare, nei territori di alta montagna dell’appennino reggiano esistono, da alcuni anni, due Cooperative di comunità. Stanno ancora lottando con leggi assurde, burocrazia ottusa, burocrati presuntuosi e politici locali che gli danno fiducia con il freno tirato, ma stanno ottenendo incredibili risultati.

La ricetta di questo successo è fatta di: un po’ di incoscienza, amore per la montagna, spirito di sacrificio, disinteresse per la ricchezza, spirito comunitario.
Queste sono le doti che bisogna avere per dar vita a realtà come queste. Più che doti li potremmo chiamarli valori, valori che sono ben lontani da quelli che si trovano in città o nei ricchi territorio attorno alla via Emilia.

La più giovane delle due cooperative è nata a Cerreto laghi. Una cooperativa giovane di giovani. Infatti è stata fondata nel 2003 ed è composta da 10 dipendenti che hanno tutti meno di 40 anni.

Una cooperativa in cui c’è un forte legame intergenerazionale. Gli stessi soci lavoratori affermano che senza il lavoro volontario dei genitori la cooperativa non potrebbe esistere.

Insomma davvero una cooperativa di COMUNITA’.

Si occupano di gestione forestale, produzione di farina di castagne e turismo. Una cooperativa che fattura poco più di 300.000 euro annui, che tiene aperto un bar di montagna anche nei mesi in cui si incassano 12 euro al giorno. Una cooperativa che tiene viva un piccola comunità.

Grazie ai suoi soci, un paese con 70 abitanti ha avuto modo di rallentare il calo demografico. I 10 giovani soci lavoratori, per ora, hanno dato alla luce 9 bambini. Un bel segnale di speranza per i territori di montagna.

Abbiamo intervistato Davide, socio lavoratore della Cooperativa di Comunità i Briganti di Cerreto Laghi. Davide ha lasciato il suo lavoro di camionista a Modena per tornare nella sua scomoda ma meravigliosa Cerreto Laghi. Ha fatto un corso GAE ma svolge le più diverse mansioni: guida ambientale, tagliaboschi, autista, barista ecc.

“Per lavorare in montagna bisogna essere flessibilipoliedrici” in contraddizione con le normative nazionali sul lavoro.
Dall’intervista emerge  che:

  • lavorare in montagna è molto diverso dal lavorare in pianura ed in città
  • è l’applicazione di leggi e norme uguali in tutto il territorio nazionale che fa morire la montagna.
  • dovrebbero esistere leggi specifiche in montagna

Quali suggerimenti?

  • una legislazione sulle cooperative di comunità
  • regolamenti e leggi differenti tra aree svantaggiate rispetto a quelle di zone ricche e popolose.

Insomma la rinascita della montagna nasce dal crederla possibile e dal creare strumenti normativi che la permettano.
Ma soprattutto dalla capacità dei politici di montagna:

  • di unirsi per combattere insieme per i grandi problemi comuni, sostenendo il cambiamento delle normative
  • dare fiducia ai propri concittadini invece di dare i lavori ed i servizi più importanti alle cooperative e società di città
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